«In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.

Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.

Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte
».

Boris Pasternak

mercoledì 15 maggio 2013

ΗΛΕΚΤΡΑ



Triste è il percorso, ogni passo una lacrima

«ω πόλις, ω γενεά τάλαινα νυν σε

μοιρα καθαμερία φθίνει φθίνει»



«O luce pura e aria in misura eguale sulla terra,
quanti accenti di dolore da me udisti e quante percosse
inferte al petto sanguinante, appena la notte oscura si dileguò!
E l’aborrito letto di questa sventurata conosce ormai le mie veglie notturne,
quanto io pianga lo sfortunato mio padre, che il sanguinario
Marte non accolse nella barbara terra»
Argo. Oreste è pronto a vendicare
il padre Agamennone, ucciso dalla moglie Clitennestra. La vendetta della vendetta: la regina sopportò il crudele omicidio della figlia Ifigenia, sacrificio immolato agli dei, alla terra. Elettra piange tra i campi roventi di una Grecia mummificata, si strugge davanti alla dea Luna, al cospetto dell'indifferenza del mare, dell'arcano destino.
 L'attesa, la nemesi: Oreste entra nel palazzo, dà la morte ad Egisto, alla madre ridotta a supplichevole cortigiana. Tragedia noir di un odio radicato nella profondità del ricordo perpetuo.
Elettra, Sofocle




«L'assassino si svegliò prima dell'alba, 
s'infilò gli stivali,
prese una maschera dall'antica galleria.
 S'incamminò verso l'atrio,
verso la stanza dove viveva sua sorella e...»
The end, Doors

2 commenti:

  1. Mi è impossibile pensare a un mondo senza questa cultura, senza questa concezione meravigliosamente "patetica" della vita che è appartenuta ai greci e, secondo me, a nessun altro popolo.
    Ho come l'impressione che questo popolo sia sempre stato una spanna più alto rispetto a tutto il resto della storia che, ormai, arriva a ripetersi ciclicamente perdendo sempre più un tocco di profondità che spetterebbe a ognuno di noi esseri umani. Tutta questa nuda e fragile grecità non è più recuperabile se non tramite opere d'arte, a mio dire.
    Non conosco il film, ma ho visto la "Medea" di Pasolini e credo che siano pochissimi i registi che decidono di riportare su pellicola questa crudele sensibilità ellenica(forse sconosciuta ai più!).
    Un popolo che, ahimè (o per fortuna?), non si ripeterà mai più nella storia.

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  2. Leggere i classici per capire noi stessi.
    Farsi trasportare dalla parte ancestrale di noi e poi... scoprirsi.
    Credo che non mi basti una vita per entrarvi dentro, ma un lampo d'infinità, come direbbero i Marlene, mi travolge.

    "Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo!
    Non c'è niente di naturale nella natura, ragazzo mio, tienilo bene in mente. Quando la natura ti sembrerà naturale, tutto sarà finito e comincerà qualcos'altro. Addio cielo, addio mare...
    Che bel cielo, silenzioso, felice.
    Ti sembra che un pezzetto solo non sia innaturale e non sia posseduto da un dio? E così il mare, in questo giorno che tu hai tredici anni, peschi con i piedi nell'acqua tiepida.
    Guardati alle spalle: che cosa vedi? Forse qualcosa di naturale?
    No, è un'apparizione quella che tu vedi alle tue spalle con le nuvole che si specchiano nell'acqua ferma e pesante delle tre del pomeriggio.
    Guarda laggiù, quella striscia nera sul mare, lucida e rosa come l'olio, quelle ombre di alberi e quei canniti. In ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un dio. E se per caso non c'è ha lasciato lì i segni della sua presenza sacra o silenzio o odore di erba o fresco di acque dolci. Eh sì, tutto è santo. Ma la santità è insieme una maledizione. Gli dei che amano, nel tempo stesso, odiano. Forse mi hai trovato, oltrechè bugiardo, anche troppo poetico. Ma che vuoi? Per l’uomo antico i miti ed i rituali sono esperienze concrete, che lo comprendono anche nel suo esistere corporale e quotidiano. Per lui la realtà è un’unità talmente perfetta che l’emozione che egli prova, mettiamo, di fronte al silenzio di un cielo d’estate, equivale in tutto alla più interiore esperienza personale di un uomo moderno. La sua vita è molto realistica, come vedrai.
    Solo chi è mitico è realistico e solo chi è realistico è mitico".
    Il centauro Chirone al piccolo Giasone nella "Medea" di Pasolini.

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