Ha dimenticato il palpito più
profondo che ci tiene uniti, sotto la stessa chimera.
L’uomo scrive, lavora, disegna, scolpisce, ama, compone, legge, ascolta!
L’uomo scrive, lavora, disegna, scolpisce, ama, compone, legge, ascolta!
L’uomo è fatto per questa sola e
logica dimensione.
L’uomo deve avere delle lacrime
dentro, da portare in giro come si fa con la cosa più intima che si ha.
La gente ha dimenticato.
Ha dimenticato il cielo, i suoi
colori e la sua ineffabile chiamata.
Ha dimenticato gli occhi, i
riflessi cristallini degni di Narciso, il luccichio bisognoso del dettaglio.
Ha dimenticato di captare.
Ha anche dimenticato, cosa più
grave, di chiedere cosa voglia dire questa vita, il significato degli spazi, l’origine
della geometria euclidea, l’intuizione delle note, il perfetto funzionamento
delle parti orchestrali, l’ancestrale derivazione, l’assunzione del vitale
ossigeno, la smaniosa ricerca dei poeti e la magia dell’architettura.
La gente ha dimenticato il
ricordo del presente, la linfa dell’immensità celata dal tempo, il richiamo dell’incontro, la
somma delle categorie che risulta solo e sempre Uno!
È l’Uno che ha dimenticato, la
totalità della Bellezza fluttuante attraverso i segni.
La gente ha dimenticato,ma non
potrà mai destarsi dall’attesa di un Bene più grande, non potrà dimenticare il
pretesto. Quindi:
Ascolta il vuoto pieno d’amore,
il richiamo di un senso onnipresente,
la mancanza di sazietà.
Ascolta i segni, l’incontro
morboso di un destino ineluttabile.
Ascolta la banalità, la fugacità
della vita, la carezzevole combinazione del tuo essere,
il desiderio più alto celato dalla
sembianza.
Ascolta ciò che non si dice, il
segreto obnubilato dalla forma,
il passo lento della verace
pulsione,
la vita che giunge, che ti
spalanca le porte della Verità,
anche quando è inverno.
La certezza che ti ha accompagnato
tutta la vita, fino a qua.
Ascolta e, come diceva W. Whitman,
“filtra tutto da te stesso”!