«In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.

Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.

Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte
».

Boris Pasternak

giovedì 23 agosto 2012

La gente ha dimenticato.



Ha dimenticato il palpito più profondo che ci tiene uniti, sotto la stessa chimera.
L’uomo scrive, lavora, disegna, scolpisce, ama, compone, legge, ascolta!
L’uomo è fatto per questa sola e logica dimensione.
L’uomo deve avere delle lacrime dentro, da portare in giro come si fa con la cosa più intima che si ha.

La gente ha dimenticato.
Ha dimenticato il cielo, i suoi colori e la sua ineffabile chiamata.
Ha dimenticato gli occhi, i riflessi cristallini degni di Narciso, il luccichio bisognoso del dettaglio.
Ha dimenticato di captare.
Ha anche dimenticato, cosa più grave, di chiedere cosa voglia dire questa vita, il significato degli spazi, l’origine della geometria euclidea, l’intuizione delle note, il perfetto funzionamento delle parti orchestrali, l’ancestrale derivazione, l’assunzione del vitale ossigeno, la smaniosa ricerca dei poeti e la magia dell’architettura.
La gente ha dimenticato il ricordo del presente, la linfa dell’immensità celata dal tempo, il richiamo dell’incontro, la somma delle categorie che risulta solo e sempre Uno!
È l’Uno che ha dimenticato, la totalità della Bellezza fluttuante attraverso i segni.
La gente ha dimenticato,ma non potrà mai destarsi dall’attesa di un Bene più grande, non potrà dimenticare il pretesto. Quindi:

Ascolta il vuoto pieno d’amore, il richiamo di un senso onnipresente,
la mancanza di sazietà.
Ascolta i segni, l’incontro morboso di un destino ineluttabile.
Ascolta la banalità, la fugacità della vita, la carezzevole combinazione del tuo essere,
il desiderio più alto celato dalla sembianza.
Ascolta ciò che non si dice, il segreto obnubilato dalla forma,
il passo lento della verace pulsione,
la vita che giunge, che ti spalanca le porte della Verità,
anche quando è inverno.
La certezza che ti ha accompagnato tutta la vita, fino a qua.
Ascolta e, come diceva W. Whitman, “filtra tutto da te stesso”!



«Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica 
e c'è elettricità nell'aria. 
E questa busta era lì; danzava, con me. 
Come una bambina che mi supplicasse di giocare. 
Per quindici minuti. 
È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita,
dietro a ogni cosa. 
E un'incredibile forza benevola che voleva sapessi 
che non c'era motivo di avere paura. Mai. »
                                        ©dal film "American Beauty"(1999)

                                                                                   
 
   
                                             

giovedì 16 agosto 2012

 «Ensures soul integrity prevails»
  
“Garantisce l’integrità d’animo”, proprio come un farmaco.
E’ questa l’avvertenza data dal giovane gruppo musicale catanese, i Plootoh, all’interno del loro omonimo album.
La rock band è composta da quattro membri: Marco Cutrona(voce,basso e chitarra), Massimo Nicoletti(voce e chitarra elettrica ed acustica), Riccardo Pulvirenti(piano e metallofono) e Mario Reito(batteria), ragazzi desiderosi di aprire un varco nella nostra anima.

L’album è battezzato da “Idra”, pezzo che protesta un bisogno di certezze, un motore che provochi la nostra vita, come l’occhio disegnato da Marco Cutrona all’interno dell’album. «Decisione,distruggi in me quel mondo pieno di paure. Risvegliami quando dimentico che posso respirare» canta una voce candida e flemmatica, che emerge spasmodica grazie allo stridente accompagnamento musicale.

Segue “Notte”, una poesia che dà un senso d’eternità. E’ come non avere paura della morte, quando il tempo si ferma e viene incapsulato da una perpetua reminiscenza, come guardare la vita attraverso dei finestrini, realizzando che il tempo cambia inesorabilmente,anche quando tutto dovrebbe apparire più chiaro. Qualcosa non cambia,però: il bisogno del cuore. “Notte”trasuda la più grande esigenza dell’uomo: «Riscopro un senso che vuole gridare: guardami» e queste sono parole di una grande umanità poiché, come diceva J. W. Goethe, “l’uomo è un essere volto alla costruzione di senso”, quel senso che grida, scalpita come un’ape che non smette di ronzarti intorno.

Questa bellezza si trascina mediante l’enigmatica “Soul Integrity”, fino all’ascolto di “Caronte”, che spazia dentro luoghi incontaminati, carpendo colori e mondi inesplorati, fino ad attraversare i grovigli dell’Universo e, traghettando, inspira energia.
Cos’è questa magia che noi uomini chiamiamo “illusione”? Indossiamo veli, perché abbiamo paura di rimanere nudi, ma forse è questo che ci tiene vivi. Gli ebrei ritenevano che il 7 fosse il numero completo e l’idea che esistano “Illusioni in 7+”alletta l’animo del viaggiatore.
In fondo, qual è il numero perfetto? Materialmente l’uomo tende al due, anche se la sua meta è l’Uno ma, come recita il titolo della traccia successiva, “Sono solo numeri”.

Di certo, anche l’uomo più saggio è distorto dal dubbio, un mostro distruttore che fluttua prepotentemente nei meandri del cuore, solo con noi. «Ripenso al crimine che muore con me» canta M. Cutrona con voce pavida e smorzata in “Muore con me”, dando vita ad un contesto reale ed amaro,cantato eccezionalmente da Massimo Nicoletti in “Novadei”. Il testo,sebbene sia palesemente ermetico, esaurisce il significato profondo di un non-ritorno, armonizzando le lacrime quasi tentassero di danzare in un cielo stellato,ritrovando il senso del pianto nell’attimo di respiro successivo.

Torna il mostro che s’insinua come “un cancro nella mente” ne “La mente matematica odia il 3”, metafora dell’’inquietudine insopprimibile, un pensiero onnipresente con cui dobbiamo sempre fare i conti.
Eppure la bestia può essere “controllata”, equilibrata nelle sue parti, così da produrre un’opera d’arte.
L’intero album è un’opera d’arte, incisa dai disegni di Cutrona, ed è un motivo in più per valutarlo straordinario ed innovativo, come noi che siamo un capolavoro unico ed irripetibile.

Allora, come esprime l’ultimo pezzo dell’album “Rimani in piedi”, cercati,scalcia  e, se non ci riesci, sappi che esiste un posto colmo di suoni distorti, voci discordanti e fuori campo anzi, più che fuori campo, fuori dal tempo, come uno di quei pianeti che di tanto in tanto ti vengono a cercare nei sogni.
Questo pianeta si chiama Plootoh.