M.Weber
L'etica protestante e lo spirito del capitalismo , 1905
Ciò che è veramente riprovevole
dal punto di vista morale è l’adagiarsi nella ricchezza, il godimento della
ricchezza colla sua conseguenza dell’ozio e degli appetiti carnali, soprattutto
di sviamento dallo sforzo verso la vita eterna. E la ricchezza è sospetta solo
perché porta con sé il pericolo di questo riposo; poiché il «riposo eterno dei
Santi» è nell’al di là; ma sulla terra l’uomo per essere sicuro del suo stato
di grazia deve «compiere le opere di Colui che lo ha mandato fintanto che è
giorno».
Non l’ozio e il godimento, ma solo l’azione serve, secondo la volontà
da Dio manifestamente rivelata, ad accrescimento della sua gloria. La perdita
di tempo è così la prima e, per principio, la più grave di tutte le colpe. Lo
spazio della vita è brevissimo ed infinitamente prezioso per affermare la
propria vocazione. La perdita di tempo nella società, la «conversione oziosa»,
il lusso, persino il dormire più di quel che sia necessario alla salute- da 6
ad 8 ore al massimo- è da un punto di vista morale assolutamente riprovevole.
Non si dice ancora, come dirà
Franklin, «il tempo è moneta», ma questa sentenza vale, per così dire, in senso
spirituale: esso è infinitamente prezioso, perché ogni ora perduta è tolta al
lavoro a servizio della gloria di Dio. Senza valore, talvolta
addirittura riprovevole, è anche la contemplazione inattiva, per lo meno se
essa avviene a spese del lavoro professionale.
[…]
Il lavoro è oltre a ciò, e sopra
a tutto, lo scopo della vita prescritto da Dio. La sentenza di San Paolo «Chi
non lavora non deve mangiare» vale senza restrizioni per tutti. La scarsa
voglia di lavorare è sintomo della mancanza dello stato di grazia. […]
Manca alla vita di chi è privo di
professione il carattere sistematico- metodico, che è richiesto dall’ascesi
laica. Anche secondo l’etica dei Quaccheri la vita professionale dell’uomo deve
essere un conseguente esercizio ascetico della virtù, una preservazione del suo
stato di grazia, che si esprime nella cura e nel metodo con cui egli attende
alla sua professione. Non il lavoro di per se stesso, ma un razionale lavoro
professionale è ciò che Dio richiede.
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Angelus, Jean- François Millet |
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