«In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.

Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.

Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte
».

Boris Pasternak

lunedì 14 giugno 2010

“Eppure io stupida canaglia impastata di fango qual sono,sortisco la meschina figura d’un apatico sognatore col naso in aria e la testa fra le nuvole"


“Essere o non essere,questo è il problema. È forse più nobile soffrire,nell’intimo del proprio spirito,le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna,o imbracciar l’armi,invece,contro il mare delle afflizioni,e,combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore,e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire,forse sognare. È proprio qui l’ostacolo;perché in quel sonno di morte,tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci saremo liberati dal tumulto,dal viluppo di questa vita mortale,dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché,chi sarebbe capace di sopportare le frustrate e le irrisioni del secolo,i torti dell’oppressore,gli oltraggi dei superbi,le sofferenze dell’amore non corrisposto,gli indugi della legge,l’insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni,se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale? Chi s’adatterebbe a portar carichi,a gemere e sudare sotto il peso d’una vita grama,se non fosse che la paura di qualcosa dopo la morte-quel territorio inesplorato dal cui confine non torna indietro nessun viaggiatore-confonde e rende perplessa la volontà,e ci persuade a sopportare malanni che già soffriamo piuttosto che accorrere verso altri dei quali ancora NON SAPPIAMO NULLA”.
Amleto

Tra le infinite traduzioni del celebre monologo di Amleto questa è quella che mi ha colpito maggiormente.