«In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.

Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.

Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte
».

Boris Pasternak

venerdì 28 dicembre 2012

A Rino, ad Accio, al fratello figlio unico


« Mio fratello è figlio unico,
perchè non ha mai trovato il coraggio di operarsi al fegato
e non ha mai pagato per fare l'amore
e non ha mai vinto un premio aziendale
e non ha mai viaggiato in seconda classe
sul rapido Taranto-Ancona
e non ha mai criticato un film, senza prima vederlo. 


Mio fratello è figlio unico,
perchè è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone,
perchè è convinto che nell'amaro benedettino
non sta il segreto della felicità,
perchè è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent'anni,
perchè è convinto che esistono ancora
gli sfruttati, malpagati e frustrati. 


Mio fratello è figlio unico, sfruttato,
represso, calpestato, odiato

e ti amo Mariù!
Mio fratello è figlio unico, deriso,
frustrato, picchiato, derubato 

e ti amo Mariù!
 

Mio fratello è figlio unico, dimagrito
declassato, sottomesso, disgregato

e ti amo Mariù!
Mio fratello è figlio unico, frustato,
frustrato, derubato, sottomesso

e ti amo Mariù !
Mio fratello è figlio unico, deriso,
declassato, frustrato, dimagrito

e ti amo Mariù!
Mio fratello è figlio unico, malpagato,
derubato, deriso, disgregato

e ti amo Mariù!»



"Mio fratello è figlio unico", D. Luchetti (2007)
Non vedevo un film così da tanto tempo.
La scena finale incorona in modo toccante
una poetica di umanità, politica, storie di 
vita umili e grandiose allo stesso tempo.
I personaggi sono tra i meglio riusciti del
cinema italiano.
In memoria di chi cerca, di chi può cambiare
e di chi, in fondo, resta sempre lo stesso.
In memoria della memoria, un inno alla vita,
all'amore eterno.
Al nostro fratello figlio unico.


2 commenti:

  1. Al giorno d'oggi il cinema punta molto a stupire lo spettatore con effetti speciali di ultima generazione o si impacchettano cine-panettoni per sbancare ai botteghini. Puntare sul cinema d'autore è ormai rischioso ma film del genere sono la prova di come il cinema italiano possa dira la sua pur non investendo budget esorbitanti. Sono la prima appassionata di film "spettacolari" ma credo che a volte ci sia bisogno di assaporare film "di pancia", quelli che ti restano dentro lasciando un'impronta in chiunque li guardi. Elio Germano si riconferma uno degli attori più versatili e coinvolgenti degli ultimi anni.
    La canzone..bhe e che te devo dì.. :-) Rino è stato colui che per primo mi ha fatto amare il mondo dei grandi cantautori italiani.

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    1. Elio Germano è potente. Bravissimo.
      Non c'è alcun dubbio: il Cinema, il cinema cinema, sì, quel tipo di cinema è italiano.
      Le lacrime trattenute, il grido in mezzo alle onde del mare, il piccolo Accio dietro il grande Accio(o forse sempre piccolo), l'espressione prima arresa e poi gioiosa: un ricordo.
      Luchetti ha vinto.

      Rino? Io credo ancora "nella sua voglia d'imparare in fretta il metodo d'inglese, nelle ricerche di cosmesi, rimmel e maquillage, nelle letture di Pavese, Ginsberg, De Gregori e fiumi di là, legata alle tradizioni, nei suoi sogni d'anarchia".

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