«In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.

Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.

Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte
».

Boris Pasternak

domenica 11 novembre 2012

«quel giorno che eravamo stesi tra i rododendri sul promontorio di Howth»



con quel suo vestito di tweed grigio e la paglietta il giorno che gli feci la dichiarazione sì prima gli passai in bocca quel pezzetto di biscotto all’anice era un anno bisestile come ora sì 16 anni fa Dio mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato sì disse che ero un fior di montagna sì siamo tutti fiori allora un corpo di donna sì è stata una delle poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende per te oggi sì perciò mi piacque sì perché vidi che capiva o almeno sentiva cos’è una donna e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto finché non mi chiese di dir sì e io dapprincipio non volevo rispondere guardavo solo in giro il cielo e il mare pensavo a tante cose che lui non sapeva di Mulvey e Mr Stanhope e Hester e papà e il vecchio capitano Groves e i marinai che giocavano al piattello e alla cavallina come dicevan loro sul molo e la sentinella davanti alla casa del governatore con quella cosa attorno all’elmetto bianco povero diavolo mezzo arrostito e le ragazze spagnole che ridevano nei loro scialli e quei pettini alti e le aste la mattina i Greci e gli ebrei e gli Arabi e il diavolo chi sa altro da tutte le parti d’Europa e Duke street e il mercato del pollame un gran pigolìo davanti a Larby Sharon e i poveri ciuchini che inciampavano mezzo addormentati e gli uomini avvolti nei loro mantelli addormentati all’ombra sugli scalini e le grandi ruote dei carri dei tori e il vecchio castello vecchio di mill’anni sì e quei bei Mori tutti in bianco e turbanti come re che ti chiedevano di metterti a sedere in quei loro buchi di botteghe e Ronda con le vecchie finestre delle posadas fulgidi occhi celava l’inferriata perché il suo amante baciasse le sbarre e le gargotte mezzo aperte la notte e le nacchere e la notte che perdemmo il battello ad Algeciras il guardiano che faceva sereno il suo giro con la sua lampada e Oh quel pauroso torrente laggiù in fondo Oh e il mare il mare che qualche volta cremisi come il fuoco e gli splendidi tramonti e i fichi nei giardini dell’Alameda sì e tutte quelle stradine curiose e le case rosa e azzurre e gialle e i roseti e i gelsomini ei gerani e i cactus di Gibilterra da ragazza dov’ero un Fior di montagna sì quando mi misi la rosa nei capelli come facevano le ragazze andaluse o ne porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il muro moresco e io pensavo be’ lui ne vale un altro e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora sì e allora mi chiese se io volevo sì dire di sì mio fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio Sì. »
Monologo della signora Bloom
"Ulysses", James Joyce
                                                                                                                              © dal film "Io ballo da sola" di B. Bertolucci



 

8 commenti:

  1. Tutta questa assenza di punteggiatura è pura poesia e follia. Eppure, quando mi ritrovo a leggere questo monologo, riesco sempre a immaginarne i colori, i suoni, le terre lontane. Di una malizia commovente. Di una sensualità disarmante.

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  2. Ciao! I just saw your comment on my blog, a month late! I'm glad you found my blog although I don't write on it anymore, now that I'm back in New York. :( Hope you're doing well, it's great to hear from you!

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  3. Me too!
    I just started going to university:humanities.
    We're studying how to compose texts, read phonetically etc...
    I love reading Dante's verses and Roman History with a point of view on modernity.
    And you?

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  4. Whoa, Gaby? How are you? :D
    Ou, Battona, aggiornala 'sta baracca! Illuminami con qualche post salmodiante!

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  5. Appena ho finito di guardare "Io ballo da sola" mi sono chiesta come abbia fatto a non vederlo prima. E' pura poesia..La musica, la fotografia, l'ambientazione, i dialoghi, i gesti e i movimenti di ogni protagonista sono uniti da un'armonia che solo il vero genio riesce a creare. Non c'era nulla che fosse fuori luogo, nessuna nota stonata..tutto rientrava perfettamente nella "melodia" del film. In questo film Bertolucci per l'ennesima volta dimostra la sua capacità di approfondire le relazioni umane come solo lui riesce a fare senza mai cadere nella banalità o nell'ovvio. C'è molta più sensualità in un singolo fotogramma di questo film che in tutte le "150 sfumature del nulla". The Dreamers resta per me il suo film più bello ma in fondo sono due film molto legati tra loro.. In entrambi si respira la stessa curiosità verso l'ignoto e la ricerca verso sè stessi ma allo stesso tempo è come se i personaggi di "The dreamers" fossero gli stessi di "Io ballo da sola" 30 anni prima..quelli a cui si riferisce Monsieur Guillaume quando dice <>..

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  6. « Come una bella cornice dà al dipinto
    un non so che di strano ed incantevole,
    anche se opera d'un pennello molto noto,
    e lo isola dalla natura immensa,

    così gioielli, mobili, metalli, dorature
    s'adattavano pelo pelo alla sua bellezza rara:
    nulla offuscava il perfetto suo splendore
    e sembrava che tutto le fosse di contorno.

    L'avresti detta anche convinta a volte
    che volesse amarla tutto: e con voluttà
    lei affogava quella nudità

    tra baci di raso e biancheria
    e in ogni movimento, lenta o brusca,
    mostrava la grazia infantile di una scimmia.»

    "La cornice", C. Baudelaire

    "Io ballo da sola", 1996: bell'anno quello per i film.
    Trainspotting, Il paziente inglese, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Jane Eyre, per citarne qualcuni, omettendo le ossessive virgolette.
    Troppe virgolette nel nostro secolo, troppi modi di dire.
    Ecco, Bertolucci ha ben pochi modi di dire.
    Lui stupisce e grava sull'indicibilità delle viscerali passioni, astrae le vagheggianti mostruosità e bellezza dell'"umana divinità".
    Sì, perchè i suoi personaggi sono come divinità: fluttuano nell'agognante a-temporalità, in un mito che l'essere più puro porta nel cuore.
    E, come diceva Boccaccio, i puri non si scandalizzano di niente perchè, e qua cito Pasolini, "chi si scandalizza è moralista".
    L'opera d'arte(perchè questo film è un'opera d'arte)è riuscita ad ispirarmi già dall'incipit, quando Liv Tyler, tra libri e musicassette, dorme durante il viaggio, avvolta da sembianze ninfee anni Novanta.
    Quei capelli disordinati, le labbra morbide e gli occhi alla ricerca della meraviglia: tutto sotto le note di una colonna sonora tipicamente commerciale. L'occhio di Bertolucci è curioso, vuole scoprire questa ragazza persa nella modesta innocenza. E l'esoterica villetta addobbata di schiere di enigmatiche statue, i dialoghi chiusi, che non finiscono il discorso nella mente dello spettatore, che dicono di più, come quelle epitesi alla fine di parola per armonizzare il verso.
    Amori ideali, amori carnali che sfociano in un atto sessuale finale o in un sogno impresso in pagine di diario, in attesi desideri.
    "Nessuno ti ha mai detto che il vero artista raffigura sempre soltanto se stesso?"dice Monsieur Guillaume; leggiamo il titolo del film: non è difficile credere che Bertolucci abbia voluto parlare di sè.
    I riferimenti a "The Dreamers"ci sono(anche se sarebbe meglio dire l'opposto): «Non esiste l'amore: ci sono solo prove d'amore.» Questa frase viene recitata in entrambi i film.
    Grandi colonne sonore e memorabile scena in cui Lucy balla ed urla la sua voglia di vivere a ritmo delle potenti ed impetuose schitarrate delle Hole.

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