con quel suo vestito di tweed grigio e la paglietta
il giorno che gli feci la dichiarazione sì prima gli passai in bocca quel
pezzetto di biscotto all’anice era un anno bisestile come ora sì 16 anni fa Dio
mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato sì disse che ero un fior di
montagna sì siamo tutti fiori allora un corpo di donna sì è stata una delle
poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende per te oggi sì
perciò mi piacque sì perché vidi che capiva o almeno sentiva cos’è una donna
e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto più piacere
potevo per portarlo a quel punto finché non mi chiese di dir sì e io
dapprincipio non volevo rispondere guardavo solo in giro il cielo e il mare
pensavo a tante cose che lui non sapeva di Mulvey e Mr Stanhope e Hester e papà
e il vecchio capitano Groves e i marinai che giocavano al piattello e alla
cavallina come dicevan loro sul molo e la sentinella davanti alla casa del
governatore con quella cosa attorno all’elmetto bianco povero diavolo mezzo
arrostito e le ragazze spagnole che ridevano nei loro scialli e quei pettini
alti e le aste la mattina i Greci e gli ebrei e gli Arabi e il diavolo chi sa
altro da tutte le parti d’Europa e Duke street e il mercato del pollame un gran
pigolìo davanti a Larby Sharon e i poveri ciuchini che inciampavano mezzo
addormentati e gli uomini avvolti nei loro mantelli addormentati all’ombra
sugli scalini e le grandi ruote dei carri dei tori e il vecchio castello
vecchio di mill’anni sì e quei bei Mori tutti in bianco e turbanti come re che
ti chiedevano di metterti a sedere in quei loro buchi di botteghe e Ronda con
le vecchie finestre delle posadas fulgidi occhi celava l’inferriata perché il
suo amante baciasse le sbarre e le gargotte mezzo aperte la notte e le nacchere
e la notte che perdemmo il battello ad Algeciras il guardiano che faceva
sereno il suo giro con la sua lampada e Oh quel pauroso torrente laggiù in
fondo Oh e il mare il mare che qualche volta cremisi come il fuoco e gli
splendidi tramonti e i fichi nei giardini dell’Alameda sì e tutte quelle
stradine curiose e le case rosa e azzurre e gialle e i roseti e i gelsomini ei
gerani e i cactus di Gibilterra da ragazza dov’ero un Fior di montagna sì
quando mi misi la rosa nei capelli come facevano le ragazze andaluse o ne
porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il muro moresco e io pensavo be’ lui
ne vale un altro e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora sì e allora
mi chiese se io volevo sì dire di sì mio fior di montagna e per prima cosa gli
misi le braccia sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto
tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì
voglio Sì. »
Monologo
della signora Bloom
"Ulysses",
James Joyce
Tutta questa assenza di punteggiatura è pura poesia e follia. Eppure, quando mi ritrovo a leggere questo monologo, riesco sempre a immaginarne i colori, i suoni, le terre lontane. Di una malizia commovente. Di una sensualità disarmante.
RispondiEliminaAllamanieradijoyce.
RispondiEliminaQuesta è pubblicità occulta.
RispondiEliminaCiao! I just saw your comment on my blog, a month late! I'm glad you found my blog although I don't write on it anymore, now that I'm back in New York. :( Hope you're doing well, it's great to hear from you!
RispondiEliminaMe too!
RispondiEliminaI just started going to university:humanities.
We're studying how to compose texts, read phonetically etc...
I love reading Dante's verses and Roman History with a point of view on modernity.
And you?
Whoa, Gaby? How are you? :D
RispondiEliminaOu, Battona, aggiornala 'sta baracca! Illuminami con qualche post salmodiante!
Appena ho finito di guardare "Io ballo da sola" mi sono chiesta come abbia fatto a non vederlo prima. E' pura poesia..La musica, la fotografia, l'ambientazione, i dialoghi, i gesti e i movimenti di ogni protagonista sono uniti da un'armonia che solo il vero genio riesce a creare. Non c'era nulla che fosse fuori luogo, nessuna nota stonata..tutto rientrava perfettamente nella "melodia" del film. In questo film Bertolucci per l'ennesima volta dimostra la sua capacità di approfondire le relazioni umane come solo lui riesce a fare senza mai cadere nella banalità o nell'ovvio. C'è molta più sensualità in un singolo fotogramma di questo film che in tutte le "150 sfumature del nulla". The Dreamers resta per me il suo film più bello ma in fondo sono due film molto legati tra loro.. In entrambi si respira la stessa curiosità verso l'ignoto e la ricerca verso sè stessi ma allo stesso tempo è come se i personaggi di "The dreamers" fossero gli stessi di "Io ballo da sola" 30 anni prima..quelli a cui si riferisce Monsieur Guillaume quando dice <>..
RispondiElimina« Come una bella cornice dà al dipinto
RispondiEliminaun non so che di strano ed incantevole,
anche se opera d'un pennello molto noto,
e lo isola dalla natura immensa,
così gioielli, mobili, metalli, dorature
s'adattavano pelo pelo alla sua bellezza rara:
nulla offuscava il perfetto suo splendore
e sembrava che tutto le fosse di contorno.
L'avresti detta anche convinta a volte
che volesse amarla tutto: e con voluttà
lei affogava quella nudità
tra baci di raso e biancheria
e in ogni movimento, lenta o brusca,
mostrava la grazia infantile di una scimmia.»
"La cornice", C. Baudelaire
"Io ballo da sola", 1996: bell'anno quello per i film.
Trainspotting, Il paziente inglese, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Jane Eyre, per citarne qualcuni, omettendo le ossessive virgolette.
Troppe virgolette nel nostro secolo, troppi modi di dire.
Ecco, Bertolucci ha ben pochi modi di dire.
Lui stupisce e grava sull'indicibilità delle viscerali passioni, astrae le vagheggianti mostruosità e bellezza dell'"umana divinità".
Sì, perchè i suoi personaggi sono come divinità: fluttuano nell'agognante a-temporalità, in un mito che l'essere più puro porta nel cuore.
E, come diceva Boccaccio, i puri non si scandalizzano di niente perchè, e qua cito Pasolini, "chi si scandalizza è moralista".
L'opera d'arte(perchè questo film è un'opera d'arte)è riuscita ad ispirarmi già dall'incipit, quando Liv Tyler, tra libri e musicassette, dorme durante il viaggio, avvolta da sembianze ninfee anni Novanta.
Quei capelli disordinati, le labbra morbide e gli occhi alla ricerca della meraviglia: tutto sotto le note di una colonna sonora tipicamente commerciale. L'occhio di Bertolucci è curioso, vuole scoprire questa ragazza persa nella modesta innocenza. E l'esoterica villetta addobbata di schiere di enigmatiche statue, i dialoghi chiusi, che non finiscono il discorso nella mente dello spettatore, che dicono di più, come quelle epitesi alla fine di parola per armonizzare il verso.
Amori ideali, amori carnali che sfociano in un atto sessuale finale o in un sogno impresso in pagine di diario, in attesi desideri.
"Nessuno ti ha mai detto che il vero artista raffigura sempre soltanto se stesso?"dice Monsieur Guillaume; leggiamo il titolo del film: non è difficile credere che Bertolucci abbia voluto parlare di sè.
I riferimenti a "The Dreamers"ci sono(anche se sarebbe meglio dire l'opposto): «Non esiste l'amore: ci sono solo prove d'amore.» Questa frase viene recitata in entrambi i film.
Grandi colonne sonore e memorabile scena in cui Lucy balla ed urla la sua voglia di vivere a ritmo delle potenti ed impetuose schitarrate delle Hole.